Salute

Genitori dimezzati L’amico conta di più

Non è la famiglia a condizionare la crescita del bambino, ma le compagnie (buone o cattive). In America si è aperto il dibattito. E in Italia? Una solenne stroncatura

di Giampaolo Cerri

Cari genitori, contate sempre meno. Ne è convinta Rich Harris, psicologa dell?età evolutiva che ha recentemente pubblicato in Italia un saggio dal titolo esauriente: ?Non è colpa dei genitori. La nuova teoria dell?educazione, perché i figli imparano più dai coetanei che dai genitori? (Mondadori). Un libro che, in America, ha suscitato un grande dibattito, ottenuto la copertina di Newsweek, nonché una lunga recensione della New York Review of Books. Il leit-motiv è chiaro: le compagnie, buone o cattive che siano, sono quelle che più incidono sulla crescita di ogni bambino, con buona pace di mamma e papà. Certo, ammette la Harris, c?è un buon 50% dei caratteri personali di ognuno che è ereditario, ma sulla la restante metà, l?ambiente può molto. Se non tutto. L?autrice contesta gli studi psicologici sulla delinquenza giovanile che fanno risalire, pressoché sistematicamente, alla famiglia ogni comportamento deviante. La generalizzazione secondo la quale genitori simpatici e capaci debbano avere figli altrettanto uguali, per la psicologa statunitense non è affatto una regola. Così come l?idea che i bimbi coccolati siano destinati a diventare simpatici e che quelli trattati rudemente sono chiamati a una vita di antipatia. Rich Harris mette in discussione certi modelli teorici dello sviluppo infantile, ormai ancorati a uno standard familiare spesso superato da una realtà molto più articolata. Enorme è ormai il numero delle famiglie che si ricostituiscono, frequenti i casi in cui figli di un primo matrimonio crescono, di fatto, in un?altra unione. In un quadro come questo, scrive la Harris, i cosiddetti ?pari?, i coetanei, gli amici, sono sempre più decisivi per lo sviluppo della personalità dei giovani. E la discussione ha subito attecchito anche in Italia. Qualche giorno fa è stato lo psicologo Massimo Ammaniti ad accendere le polveri: «La Harris non è una ricercatrice o un?accademica di prestigio come si potrebbe supporre», avverte subito, «ma un?anziana signora americana che intraprese senza successo un corso di psicologia in un?università statunitense nei primi anni ?60 e ne fu allontanata per scarsa attitudine alla ricerca». E con un altro avviso conclude: «Il libro può diventare dannoso se dovesse costituire l?alibi per molti genitori a non responsabilizzarsi nell?educazione dei figli». Eppure i metodi di questa ?nuova Montessori?, come la chiama Ammaniti, più che di new wave pedagogica ricordano tanto il vecchio adagio della nonna: occhio alle cattive compagnie.


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